- Posted By: jan
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Il risultato di NUR in termini di visibilità su Google usando la chiave di ricerca "educazione non formale" ha spinto i più curiosi a chiederci: «si, ma alla fin fine cosa intendete per educazione non formale? e quella informale, che bestia è?» Abbiamo provato a dare una spiegazione breve e semplice per quanto possibile (in realtà non è stato facilissimo dato che esistono diverse scuole di pensiero sull'argomento...) e forse la soluzione migliore è usare un diagramma.
Ma perché è importante promuovere forme di educazione non formale? Perché l'educazione non formale, assieme a quella informale, sono gli strumenti più efficaci nel promuovere e valorizzare le competenze personali in quanto utili anch'esse alla definizione del profilo professionale di una persona, raccogliendo una tradizione più radicata nel mondo anglosassone che appunto alle capacità di questo tipo presta un peso assai importante nei processi di Gestione delle Risorse Umane (HRM).
Si parte dall'idea che la competenza è un requisito dell'individuo per poter svolgere un lavoro specifico che comprende conoscenze, capacità e attitudini comportamentali utilizzate al fine di migliorare la produttività. Più in generale la competenza è lo stato o la qualità dell'essere adeguati a svolgere un ruolo. Quindi, per esempio, le competenze necessarie a svolgere un ruolo di management includono capacità di pensiero sistemico e di intelligenza, ma anche attitudine all'esercitare influenza e a negoziare.
Inoltre i recenti orientamenti comunitari relativi al ruolo dell'educazione non formale ed informale, espressamente citato nella Strategia di Lisbona per l'Europa della Conoscenza, si riflettono anche sulla scelta dello sbocco lavorativo e direttamente sul modo di porsi nel mercato del lavoro, basti pensare al Curriculum Vitae in formato europeo che dedica specifico ed abbondante spazio proprio alle "Capacità e competenze personali". Oggi queste sono competenze che il sistema scolastico ed universitario formale non è in grado di sviluppare, data la prevalenza di un orientamento formativo che punta più sulla conoscenza che sulla capacità. Sapere non significa automaticamente saper fare e quindi alla conoscenza deve affiancarsi un generale "saper stare al Mondo", un insieme di competenze personali e sociali che l'educazione non formale favorisce enormemente, ed in modo particolare quella che deriva dal confronto con gli altri, con le differenze e quindi dalle esperienze di mobilità giovanile internazionale. Lavorare con ragazzi giovani sulla loro apertura mentale, sulle loro capacità di confronto e di socializzazione al di fuori del loro contesto culturale è un investimento per il loro futuro professionale e per la crescita delle comunità locali.
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